Spiagge, libri e ossa: tutti in un solo post! (da oggi, con foto!)
Credo che dalla prima elementare a quando ho iniziato a lavorare negli ultimi anni del liceo i miei genitori abbiano speso più per farmi leggere che per vestirmi. E se uno pensa che sia una fortuna che i libri costino meno di jeans e magliette vorrei sottolineare come un paio di pantaloni o un golfino durino molto più di qualche giorno.
Ricordo ancora oggi come uno dei giorni più felici della mia vita un sabato estivo di millemila anni fa, una giornata di megasconti alle messaggerie musicali (a proposito, esistono ancora?), io e mia mamma con borse pesantissime piene di libri e il suo sguardo supplicante mentre mi chiedeva “pensi di essere a posto per un po’?”.
In fatto di letture sono una bestia onnivora. Leggo qualunque cosa, compreso il grande classico delle etichette dello shampoo quando in bagno non ho di meglio sottomano. Il mio anobii è lì a dimostrarlo.
Eppure.
Eppure c’è un genere che in questi lunghi anni di onorata carriera da divoratrice di libri non avevo mai affrontato, ed è il thriller.
Non per pregiudizio, sia chiaro. (Io? Pregiudizi? IO?!? Non sia mai!)
È che proprio sono una ragazzetta impressionabile. Non reggo le immagini forti, punto primo. Punto secondo, non reggo la tensione. I misteri mi stressano, e non mi piacciono i cadaveri. Mi agito. Faccio i brutti sogni.
Eppure.
Eppure è giunto anche per me il momento di allargare i miei orizzoni. E qualche tempo fa ho letto “La voce delle ossa”, di Kathy Reichs. Non è stata un’iniziazione morbida: già alla prima pagina ho letto cose che mi hanno fatto venire tutti i brividi lungo la schiena e i peli dritti sul collo. Per fortuna Temperance Brennan, la protagonista, è assolutamente rassicurante nonostante faccia un lavoro inconcepibilmente orrorifico (antropologa forense, in pratica studia i resti umani putrefatti o mummificati). Sarà che come tutte le donne ha anche i suoi casini, quindi tra un’indagine e un nuovo cadavere ci mette tutta la sua storia, la sua vita, i suoi sentimenti e mantiene intatta tutta la sua umanità e la sua dolcezza. Sarà che la trama si sviluppa su talmente tanti e diversi piani che alla fine la tensione ha più un effetto simile a quello di un pettine enigmatico che ti sbroglia i neuroni più che di uno strizzone di pancia dato dall’ansia. Insomma, alla fine questo libro mi è proprio piaciuto.
Non so quando farò un secondo tentativo con questo genere. Molto presumibilmente però sarà con un altro libro della seria, sempre con protagonista Tempe. (Oh, è come se fossimo amiche, mi sento di potermi permettere di chiamarla così)
Nell’immagine: come ricreare nel vostro salotto l’impressione di essere in vacanza sulla spiaggia. Tip: se siete in spiaggia davvero e non state leggendo Tempe, lo state facendo comunque un po’ sbagliato.
Premessa: il mio livello di impressionabilità è alto.
Mi ricordo di un’estate di qualche anno fa, quando il Corriere della Sera lanciò l’iniziativa di vendere, in allegato al giornale, dei libri divisi per genere… quell’estate scelsi il thriller/giallo, ed ebbi la fortuna di partire da subito col numero 1. Scoprii poi che si trattava della serie dei romanzi di Jeffery Deaver, con protagonista Lyncoln Rhyme, il cui romanzo di apertura era “Il collezionista di ossa”. Ogni settimana usciva un – per me nuovo – libro, e ricordo benissimo l’attesa dei giorni immediatamente precedenti l’uscita successiva, dal momento che li divoravo in meno di una settimana… il giorno dell’uscita del quarto (“La scimmia di pietra”) arrivai prima in aeroporto perché temevo che qualcuno potesse battermi sul tempo, dato che era “IL giorno”).
Finiti i sei libri previsti dall’iniziativa del Corriere, acquistai il settimo in libreria (ovviamente era tutto magistralmente calcolato dall’ufficio marketing) e, due anni dopo, l’ottavo… e ho ben presente la sensazione di “empatia” che si viene a creare con il detective in questione!
Io ricordo con piacere quella serie e, se dovessi appassionarti al genere, te la consiglio 🙂
Come ogni trasposizione cinematografica, il film con Denzel Washington e Angelina Jolie non rende per niente… soprattutto Angelina Jolie.
Che dire, ti auguro di avere trovato il tuo Lyncoln Rhyme (narrativamente parlando)… buona lettura! 😉