Moltiplicamore
Penso che ci siano alcune cose che si fanno ma di cui non si dovrebbe parlare. Fino a lunedì sera ero fermamente convinta che la beneficenza e il volontariato rientrassero in questa categoria: si tratta di una scelta personale, e credevo che non acquisisse nessun valore aggiunto parlandone in giro. Lunedì sera però sono stata nella sede milanese di Terres des Hommes e, come a volte succede quando si guardano le cose più da vicino, ho cambiato il mio punto di vista e ho cambiato idea.
Perché ci sono dei dati che non si conoscono, e che nemmeno io conoscevo, su cui si possono fare alcune riflessioni.
Per esempio non sapevo che l’Italia è l’ultimo dei paesi occidentali per raccolta di fondi ad associazioni no- profit e per impegno nel volontariato.
Non sapevo nemmeno che le aziende, che spesso nel loro piano marketing stanziano dei fondi per il sostengo alle associazioni come Terres des Hommes che si impegnano a proteggere i bambini, pongono un veto su alcune destinazioni di questi fondi poiché i bambini di certe zone del mondo offrono un ritorno maggiore in termini di immagine rispetto ad altri, nati in paesi meno appetibili per il marketing.
Ho scoperto che a causa della crisi i fondi raccolti per le adozioni a distanza in un anno sono calati del 20%. Perché il costo per sostenere un bambino a distanza, garantendogli il diritto di frequentare la scuola, l’accesso alle cure mediche, la possibilità di mangiare ogni giorno, è di circa 300 euro all’anno. Ovviamente una spesa che per molte famiglie è diventata insostenibile e che quindi ha portato molti a ritirare il loro aiuto.
Allora ci ho pensato bene. Ho pensato che 300 euro all’anno sono tanti per me, che vivo a Milano in affitto con meno di 1000 euro al mese, e nonostante le già tante rinunce spesso non arrivo al 31 proprio serenamente. E ho pensato che tante altre persone hanno problemi con il lavoro, con il mutuo, con le spese che salgono salgono e le entrate che invece rimangono sempre le stesse. Ed è comprensibile che *nella crisi* ognuno cerchi di tagliare dal proprio bilancio dove può.
Però.
C’è un però.
Terres des Hommes ha scovato una possibile soluzione. Guardandosi in giro, probabilmente, prendendo spunto immagino dalle nuove forme di finanziamento collaborativo e crowdfunding, ha inventato moltiplicamore. Come funziona è spiegato dettagliatamente nel sito. Il punto chiave è che in questo modo diventa possibile sostenere un bambino a distanza in gruppo. Quindi il costo non è più sostenuto da una singola persona, ma può essere suddiviso tra tante persone, ciascuno secondo la propria disponibilità.
Molte volte mi è capitato in rete di partecipare a raccolte di fondi per finanziare un progetto, un video, un disco, un evento. Ecco. Oggi posso partecipare nel sostenere un progetto umano. Un bambino o una bambina. Con un nome e una storia. Per aiutarlo a diventare grande, e magari chissà: a diventare a sua volta un musicista, o un regista, o un medico. O per il momento semplicemente un bambino più sereno.
Io sostengo Tahmina. C’è un mese di tempo da oggi per raccogliere il 70% della quota annuale, quindi arrivare a 210 euro. Se l’obiettivo non verrà raggiunto i soldi verranno comunque investiti nel progetto in cui Tahmina è inserita. Se volete potete contribuire a raggiungere l’obiettivo per un anno di sostegno per Tahmina cliccando sull’immagine. Oppure potete decidere di sostenere un altro bambino, con l’aiuto dei vostri amici o dei vostri colleghi o dei vostri compagni di squadra.
Per questo ho cambiato idea, e ho pensato che sia giusto parlarne: far sapere che per sostenere un bambino a distanza è sufficiente mettersi insieme e contribuire ciascuno con una piccola cifra è qualcosa che merita attenzione, merita diffusione, deve essere conosciuto.
Perché le cose cambiano, e cambiano anche i modi di cambiare il mondo.
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