L’ombra dello scorpione

Per anni mi sono tenuta a debita distanza dai libri di Stephen King: già solo i titoli e le copertine mi trasmettevano angoscia. A un certo punto però ho scoperto che sublimare attraverso la lettura delle emozioni sgradevoli come la paura, l’ansia, l’inquietudine non solo era divertente ma anche molto interessante. Poi ho finalmente scoperto che King è uno scrittore fenomenale, e che anche i libri di genere possono essere scritti in modo magistrale: il primo libro suo che ho letto è stato It e da quel momento il mio amore per il Re è stato sconfinato e indiscusso.
Finché questa estate non ho iniziato a leggere L’ombra dello scorpione, ritenuto da molti fan di King uno dei suoi capolavori:ho fatto una fatica incredibile trascinandomi nella lettura per settimane. Non riuscivo a entrare nella storia: a parte un inizio come sempre fulminante, dopo qualche centinaio di pagine avevo la sensazione che ancora non stesse succedendo nulla, che fossimo tutti impantanati in una situazione di attesa. Per tutti intendo io e i personaggi, e questo sicuramente è un altro punto a favore della capacità di King di creare con la scrittura una tela di ragno in cui intrappolare la realtà e la finzione, le sensazioni di chi legge con quelle dei protagonisti. E non è cosa da poco, e non ne sono capaci tutti. Resta il fatto che non c’era quell’urgenza di voltare pagina e andare avanti, di impegnare ogni minuto libero nell’inseguire la storia: non avevo voglia di leggere. Forse perché le immagini molto crude in questo particolare momento mi disturbano. O forse perché iniziare tante storyline diverse e lontane per farle poi convergere lentamente fino alla galoppata finale in un’unica storia è un meccanismo collaudato che ormai conosciamo bene e diventa forse più difficile reggerlo su una maratona da mille e passa pagine, e personalmente sono arrivata agli stretti finali ormai esausta dalla mancanza di ritmo dei chilometri di lettura precedenti. Insomma, se come sempre le immagini sono perfette e la descrizione e l’evoluzione dei personaggio restano una delle armi migliori del Re, in questo caso non riesco a trovare l’equilibrio di altri suoi romanzoni e faccio fatica a definire proprio questo libro un suo capolavoro perché appunto il grande quadro fa perdere un po’ il ritmo incalzante che è un altro dei punti di forza del modo di raccontare di King. Non sono delusa perché comunque si tratta di un signor libro, forse però partivo con delle aspettative troppo alte. Ma a Stephen continuo a volere bene, tanto ho ancora così tante cose sue da leggere che sicuramente archivieremo questo episodio come una piccola incomprensione e andremo avanti felici nella nostra storia d’amore e orrore.
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L’ombra dello scorpione – Tascabile
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