Lettera d’amore 1057
Sai, ieri sono uscita. Sono andata fuori a vedere la gente e la città, a bere le birre, a fare i sorrisi e le parole e tutte le cose che si fanno quando si prova a tenere lontani i pensieri. Però i pensieri trovano sempre il modo di farsi strada, e questo modo lo chiamano coincidenze, e così proprio per coincidenza c’era un ragazzo che porta il tuo stesso nome. E con lui c’era una ragazza, che non porta il mio nome ma avessi visto com’è bella. E io mi sono distratta un momento a guardare quanto fosse bella e il modo tenero della sua mano che ogni tanto sfiorava il braccio di lui (e mi sono distratta a pensare che sfiorare è una parola strana, così molle e delicata proprio come un fiore che appassisce) e mi sono lasciata incantare da tutti quei gesti un po’ impacciati che avrebbero voluto essere segreti e nascosti ma che facevano scappare fuori l’amore da tutte le parti e vuoi questo, vuoi il nome, vuoi che lei fosse davvero tanto tanto bella, io mi sono distratta e per coincidenza ti ho pensato.
Anche se non volevo, anche se avevo deciso che non ti avrei pensato. Ma lei era così bella che avrei voluto che tu fossi lì con me per farti vedere tutta quella dolcezza da schiantarsi sul tavolo in mezzo alle birre e non voler andare via più. Mentre lui parlava lei lo guardava con due occhi che sembravano un milione.
Ho pensato proprio così “ha due occhi che sembrano un milione”.
E poi mi è venuto in mente che questa frase l’avevi inventata tu per me, e mi è venuto da piangere un po’ perché ho capito dopo tutto questo tempo cosa volevi dirmi quando mi parlavi di come tu guardassi.
“Perché, come ti guardo? non mi vedo mentre ti guardo, vedo solo te”
“Mi guardi con due occhi che sembrano un milione”.
Adesso, anzi ieri, ho capito com’è quello sguardo. E boh, secondo me è per via del nome che portate.
Ieri sera sono uscita e sono andata in un posto che aveva dei ricordi freschi., un po’ come una sedia calda Alla fine sarà che il giorno che mi ricordavo io avevo uno sguardo diverso, alimentato da un altro sguardo, ma ieri quel posto faceva proprio cagare.
Dolce e forte, come una strana spezia indiana. Quello che scrivi, come lo scrivi, mi smuove qualcosa dentro. Muove in un modo tenero, quel modo come quando ti addormenti con la luce accesa e poi viene qualcuno che ti guarda, sorride, ti copre con il piumino e spegne tutto. Mi sposti in quel modo lì.