La musica classica ai tempi di Spotify, Deezer e Rdio vol.2

Quindi, mantengo la promessa fatta qui: abbiamo appurato che per ascoltare e apprezzare la musica classica non serve vestirsi in abito lungo e andare a teatro, né possedere chissà quali competenze di filologia, estetica e critica musicale. Ci sono intere librerie di musica gratuita pronte per l’ascolto, l’unico problema ora è quello di non sentirsi sopraffatti da tutta questa abbondanza e iniziare ad esplorare, in cerca di quello che più appaga il nostro gusto. Ecco qui alcune indicazioni che potete usare come preferite. Ovviamente non si tratta di guide dettagliate che toglierebbero buona parte del gusto all’esplorazione: sono più delle mappe dei pirati, con direzioni più o meno precise, giusto per muovere i primi passi verso il tesoro.
Il metodo più ovvio per orientarsi è quello dell’ordine cronologico. Nulla di complicato, la suddivisione è la stessa che abbiamo imparato dalle medie in poi per tutte le discipline umanistiche. Medioevo, rinascimento, barocco, classicismo, romanticismo… e poi si complica, ma se siete arrivati fino qui siete già a buon punto e probabilmente avrete già tolto le rotelline dalla bicicletta dell’esplorazione per andare lisci e filati senza più seguire l’ordine cronologico stretto. Un esercizio interessante, se siete appassionati di storia o di letteratura o di arte o di filosofia, è quello di trovare parallelismi, somiglianze, legami e punti di rottura tra la musica e quello che accade nello stesso periodo negli altri ambiti. Mozart sta a Kant come Beethoven sta a Hegel? Cos’hanno in comune Vivaldi e Canaletto? L’analisi formalista delle fiabe fatta da Propp e l’Histoire du Soldat di Stravinsky? Insomma. Sicuramente “sapete” delle cose molto più difficili dell’ascoltare musica. Mettete le vostre conoscenze in relazione a quello che ascoltate, è il primo passo se volete approfondire gli aspetti extramusicali e il valore culturale di quello che state ascoltando in modo da creare un quadro di comprensione più completo. Oppure no, ascoltate e basta, godete e divertitevi: non serve altro.
Se la strada storica non fa per voi potete provare quella geografica. Tenendo presente che per “musica classica” si intende generalmente la musica europea nell’arco di circa dieci secoli diventa difficile ragionare in termini di Stati. Tenendo presente che la linea di demarcazione generale è quella linea che separa idealmente le zone in cui si beve il vino dalle zone in cui si beve la birra potete iniziare da qui la vostra esplorazione. Le differenze tra queste due grosse aree, a differenza dei governi e dei confini, rimangono abbastanza chiare e nette nell’arco di tutto il periodo: a voi il gusto di scovarle – o magari in uno dei prossimi calamaretti vi do qualche indizio.
Questo è ovviamente uno dei modi più divertenti di approfondire quello che si ascolta: spulciare le biografie dei vari compositori, le cui vite spesso hanno sfumature avventurose o assurde, e in cui gli aneddoti si sprecano. Ad esempio Giovanni Pierluigi da Palestrina, l’anima musicale della Controriforma, direttore musicale della Cappella Giulia della Basilica di San Pietro a Roma che dopo essere rimasto vedovo prende i voti. Salvo poi ricredersi e sposarsi con una ricca vedova che aveva ereditato una fortuna dal defunto marito pellicciaio. Oppure Robert Schumann che aveva inventato un attrezzo per migliorare le sue prestazioni al pianoforte e usandolo si è divelto una mano. E per far guarire la lesione faceva quotidianamente impacchi di sterco di cavallo. Ameni racconti, invero.
E poi c’è il mio metodo prediletto, quello che personalmente mi ha sempre dato le soddisfazioni maggiori:
Il buco nero in cui si cade saltellando di link in link, per cui quando cerchiamo su wikipedia una nozione qualunque finiamo per ripercorrere a caso metà dello scibile umano.
So che sapete benissimo di cosa sto parlando.
Lo stesso si può fare con Spotify, o Deezer, o Rdio: passare da una composizione a un’altra, seguendo i link verso lo stesso compositore, o verso lo stesso interprete, o da una playlist a un’altra, per affinità o per contrasto. In questo caso l’unico consiglio è di seminare lungo il cammino delle “stelline”, mettendo tra i preferiti quei brani che più di altri vi piacciono o vi colpiscono, in modo da poter ritrovare la strada un domani e non ascoltarli più per un incontro causale ma andandoli a cercare come cari e fidati amici.
Poi vabbè, c’è l’ultima slide della presentazione che ho usato alla GGD e qui non avrebbe molto senso metterla, ma visto che siete arrivati a leggere fino a qui e soprattutto visto che siamo sull’internet, eccola:
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