Guida intrepida alla (mia) gravidanza vol. 2

A come Agilità.

Ma anche A come Abito molto vicino ai miei genitori, non più di 500 metri, e quindi sono abituata a chiamarli quando sto per passare da loro e usare la solita ormai collaudata formula: “mi vesto e arrivo, 5 minuti”.

PRIMA
Chiamo: “mi vesto e arrivo, 5 minuti”
Mi infilo un paio di jeans, una maglietta, le scarpe: 1 minuto.
Esco e cammino fino a casa loro: 4 minuti.
Totale: 5 minuti.

ADESSO
Chiamo: “mi vesto e arrivo, 5 minuti”
Mi infilo un paio di jeans: 3 minuti.
Faccio la pipì: 3 minuti.
Mi infilo le scarpe: 8 minuti.
Suona il telefono. Lo cerco. Lo trovo. Sono i miei che vogliono sapere dove sono finita: 3 minuti.
Mi infilo la maglietta e riprendo fiato: 2 minuti.
Faccio di nuovo la pipì: 5 minuti.
Esco. Rientro. Prendo le chiavi di casa. Esco. Chiudo casa. Scendo un piano di scale. Torno indietro. Prendo le chiavi del cancello di casa loro. Riprendo fiato: 7 minuti.
Esco e cammino fino a casa loro: 16 minuti. Se mi richiamano al telefono per sapere dove sono finita e mi tocca parlare mentre cammino i minuti diventano 22.
Totale: dai 47 ai 53 minuti.

 

Più passano le settimane più mi rendo conto che la gravidanza è una palestra in cui ci si allena a nuovi ritmi, imparando a gestire limiti inaspettati con pazienza e sviluppando delle risorse alternative per poter mantenere una normale vita sociale.
Checché ne dicano le vostre amiche* che “io in nove mesi non ho avuto nessun malessere, anzi è stato proprio il periodo della mia vita in cui sono stata meglio”, la gravidanza non è esattamente una passeggiata di salute. È vero che non è nemmeno una malattia e che viverla come tale sarebbe sciocco e controproducente, ma bisogna piano piano imparare a mettere in conto una serie di difficoltà, anche molto piccole, anche solo pratiche, ma che possono far saltare i nervi finché non si capisce che vanno affrontate con una nuova strategia: bisogna rallentare e non pretendere di fare tutto quello che si faceva prima nello stesso modo, sopperire ai limiti fisici con il tempo, la pazienza e un minimo di organizzazione.

*Amiche? Siete sicure?

Microguida di sopravvivenza:

Pianificare le uscite serali con anticipo e raccogliere tutte le informazioni chiave. Non tanto perché alle 9 il sonno incombe, ma perché se anche riuscite a stare sveglie ci sono mille altri fattori da tenere sotto controllo. Ad esempio: l’evento sarà puntuale rispettando i tempi di inizio e fine previsti? Ci sono i bagni? E sono vicini/accessibili/comodi? Ci sono cose che posso mangiare o solo buffet di verdure crude e salumi? Se il posto è all’aperto ci sono zone all’ombra? Ci si può sedere? Insomma: tutte quelle domande scassamaroni che solitamente fanno le donne con pupi piccoli. Solo qui le esigenze da tutelare sono le mie, perché finché un neonato si fa la pipì nel pannolino nessuno si scandalizza, più complesso sarebbe gestire una donna incinta che sta per farsi la pipì addosso dopo essere stata in piedi per due ore e senza aver potuto mangiare nulla (vedi diapositiva a seguire).

Ti diranno che Devi Rilassarti. Però non puoi fare sport, ti hanno tolto il motorino quindi devi lottare quotidianamente sui mezzi pubblici, le lunghe passeggiate nel parco sono un ricordo, non puoi andare alle terme, leggere non se ne parla visto che nel frattempo ti è pure calata la vista. Già solo il pensiero di tutto questo ELIMINA il concetto di relax, in più l’imperativo DEVI mette un’ansia da prestazione che la metà basta. Per fortuna ci sono alcuni minuscoli accorgimenti, più delle micro-buone-abitudini che delle vere e proprie routine, che aiutano a mantenersi freschi con la mente e con il corpo. Quando martedì sono stata a farmi misurare la pressione (ecco, anche questa è una buona abitudine presa con la panza e che non voglio perdere dopo) nel truck di Pic it easy ho scoperto che nel sito sono state raccolte quasi 50 “ricariche quotidiane”: piccoli passi semplicissimi verso il benessere. Le mie preferite sono la numero 23 (faccio le scale tutti i giorni, e non solo perché non ho l’ascensore, davvero..), la numero 9 (che è già una delle mie attività preferite di sempre) e ovviamente la numero 44, perché sono egoisticamente altruista. Qui potete trovare l’elenco completo, e qui invece dei velocissimi tutorial su come affrontare al meglio le piccole emergenze mediche quotidiane.

Ti diranno anche: “Sei a casa dal lavoro, almeno potresti fare questo e quest’altro”, “Beata te che sei a casa e non devi stare in ufficio tutto il giorno”, “Beh dai, sei a casa da quasi due mesi, ti sarai riposata abbastanza”. Chi di voi direbbe mai delle cose simili a una persona che è a casa con l’influenza o con il colpo della strega? Ecco, evitate quindi di dirle a una donna in maternità anticipata: se il medico ritiene che debba stare a casa dal lavoro prima dei tempi per ragioni di salute tenete conto che  nella scala del fastidio e del disagio stia provando dall’equivalente di un’influenza in su. Però per qualche mese, non per qualche giorno. Non è divertente, non è una vacanza, non è fortuna. Se avete abbastanza confidenza per permettervi una battuta probabilmente ne avrete anche per offrire un aiuto concreto: fate la scelta giusta e nessuno si farà del male. E tu, amica incinta, per difendere la tua legittima reazione di fastidio spiega che il problema non sono i tuoi ormoni impazziti come vorrebbe la letteratura, ma sono proprio le persone che si comportano così, che dicono questo genere di cose: non sono io, sei tu. Se lo capiscono bene, altrimenti smetti di frequentarle almeno per un po’: in entrambi i casi vedrai che la qualità della tua vita migliorerà automaticamente, e che puoi consumare le tue scorte di santa pazienza per riuscire a infilarti i calzini invece di sprecarle per reagire alle scemenze che ti vengono dette. O per ribaltare qualche camion, all’occorrenza.

 

(Comunque sì, la copertina e le gif di Stranger Things sono un sostegno indispensabile all’argomento perché non c’è nulla di più assurdo che possa succedere a un corpo che ospitare un piccolo demogorgon nel suo upsidedown. E bisogna essere forti come Eleven e matti come Joyce per affrontarlo).

 

 

Rispondi

UA-83207466-1