È arrivato quel magico momento

C’è una magica settimana nell’anno a Milano, ed è adesso. È quella settimana in cui quello che è e quello che sembra si disgiungono e si confondono.  Come due pianeti che girano indipendenti nelle loro orbite, apparenza e essenza arrivano in questa particolare configurazione astrale a essere nel punto di maggior distanza l’uno dall’altro. È la tanto attesa, bramata, vituperata settimana del design. Salone e fuorisalone, l’avanguardia e la tradizione si riversano qui, poli magnetici che si attraggono e si respingono, e elettrizzano tutta la città.
In questi giorni la gente si sente in dovere di vestirsi in modo strano. Spesso anche in modo brutto. Oppure di sfoggiare con nonchalance l’ultimo tecnologicissimo gioiellino elettronico abbinato a barba lunga e calzoni sformati da amish. Una settimana piena di contraddizioni, giustapposizioni e scoperte.
L’anno scorso ero letteralmente impazzita per un acquario virtuale grande come un’intera stanza che veniva popolato con pesci disegnati a mano. Toccando le pareti i pesci scappavano o si avvicinavano incuriositi, in base al movimento più o meno brusco. Uno spettacolo, ci avrei giocato per giorni, lo avrei voluto in casa. Se non fosse che la stanza in cui era allestito era appunto grande più della mia casa.
Quest’anno però sono armata di Zenfone 2, quindi l’invidia per lo schermo grande è stata definitivamente estirpata dal mio essere: il mio Zenfone 2 infatti ha lo schermo da 5,5”, ma sembra ancora più grosso perché è racchiuso in una cornice ultrasottile quindi il rapporto tra display e dimensioni totali del telefono è incredibile e rende ancora più ricca l’esperienza visiva.
E poi ai mille eventi della settimana del design non si va solo per guardare ma anche per farsi guardare. E soprattutto per farsi i selfie. Quindi il mio momento di panico è stato: “ma con uno schermo così grosso, come faccio a tenere il telefono e schiacciare il tastino per fare la foto con una mano sola?”. Per fortuna il signor Asus la sa lunga e ha quindi posizionato al centro della cover posteriore del telefono due tasti che servono non solo come pulsante di scatto per la fotocamera ma anche per regolare il volume del telefono. Aggiungiamo che la presa è facilitata anche dal materiale di cui è ricoperto il retro dello Zenfone 2 e che non so cosa sia ma è il mio preferito: tipo plastica, ma morbido. Tipo gomma ma non schifosa, sembra più un vellutino, un camoscio di polimeri, un unicorno sintetico.
Quindi in questa settimana del design posso sfoggiare con grande pregio un aggeggino che non è solo bello ma anche funzionale, che non si limita a fare (egregiamente) il suo lavoro ma è anche appagante esteticamente. E lo sfoggio davanti a cose che sembrano altre cose, che si nascondono, che confondono. Sedie che in realtà sono ceste per il bucato, spremiagrumi che però si possono utilizzare solo con arance di un calibro specifico, vestiti orrendi e pettinature inquietanti. Nel caso dello Zenfone 2 apparenza e essenza hanno fatto il giro completo e si sono trovate nuovamente sulla stessa linea: una cosa bella e pensata per funzionare bene. A volte basta questo, no? È un concetto semplice, per fortuna anche in questa settimana di mondo alla rovescia qualcuno si ricorda di metterlo in atto.

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