Dizionario dei Giorni Disperati (dalla R alla V)

Un ritornello ben riuscito e’ quello che non ti stancheresti mai di ascoltare. Un ritornello e’ ben riuscito quando ascolti la strofa gia’ godendo di quello che sai che presto arrivera’. Ovviamente un ritornello ben riuscito e’ quello che ti rimane in testa, che canticchi in ascensore, quello che all’improvviso ti torna alla memoria e magari fai un po’ di fatica a ricordare il titolo della canzone, ma le note di quel ritornello no, quelle suonano spontanee in mezzo alle idee e se le portano via lasciandoti li’ come un cretino a fischiettare e cercare di ricordarti chi la cantava, come andava avanti.
Io a volte resto a bocca mezza aperta, i pensieri spazzati via da un ricordo improvviso e cosi’ vivo da non lasciare spazio a nient’altro. E so che sei tu, che erano le tue parole, le tue labbra, e so bene come non va avanti. Sei il mio ritornello che non ritorna, il piu’ riuscito, quello che mi suona in testa costantemente e di cui non riesco a liberarmi.

Parlavamo, seduti fianco a fianco. Ridevamo con le persone attorno, si scherzava, si raccontavano storie,  si barattavano sorrisi. Il tuo ginocchio sfiorava appena il mio. A volte mi sporgevo per ascoltare meglio la discussione, pretesto per il tocco brevissimo fra le nostre mani. Usavamo tutta la delicatezza possibile alla sensibilita’ di chi ci stava intorno perche’ non trapelasse la nostra esigenza di stare soli. Con la stessa delicatezza ci sfioravamo appena, tutta la violenza delle nostre necessita’ rivolta solo all’interno. Tanto piu’ nascosto e leggero il contatto tanto piu’ bruciante e disperato il dolore. Non mi sei mai mancato tanto come quando mi stavi accanto.

Non ti vedro’ mai diventare noioso e pesante, ripetitivo nelle tue ossessioni e nelle tue idiosincrasie. Non mi vedrai mai diventare dura, intransigente e fredda come so diventare quando si affrontano le situazioni di tensione. Ci lasceremo scorrere via, uno addosso all’altro, finche’ avremo abbastanza pelle per farlo. E poi sara’ con altri che condivideremo le responsabilita’ di abitare un mondo molto meno che perfetto. Sara’ con altri che affronteremo la vita per come viene. Non abbiamo bisogno di dirlo ad alta voce, sapevamo che sarebbe stato cosi’ da prima di parlarci. Il nostro incontro e’ stato una festa in onore all’abbandono. Ogni bacio e’ un tacito bacio d’addio.

Non esiste una cosa uguale ad un’altra. Solo cose molto simili. Come le gocce d’acqua, o i trifogli. Sembrano tutti uguali, ma ognuno ha qualche dettaglio che lo differenzia dagli altri. O quando mi dici che ogni tramonto e’ unico e speciale e io mi arrabbio. Non e’ vero, e’ solo il sole che ogni sera scende e se ne va. Non importa la nuvoletta rosa o il mare che si colora o la pioggia in citta’ che diventa scura in fretta o le fette di nebbia tagliate da lame dorate. Sono solo le nostre ombre che si allungano, tutte le sere. Cambiano i dettagli: per i tramonti e per i trifogli. Quindi smettila di dirmi che io e te siamo proprio uguali. Non e’ vero. Non siamo speciali. Non siamo tramonti, non siamo niente, siamo solo noi.

Ho smesso di dormire il giorno in cui ti sei innamorato di me. Era tutto talmente nuovo e talmente urgente che dormire sembrava uno spreco di tempo. Stavo sveglia a contare i tuoi respiri, ad aspettare le tue parole, a controllare le mie rughe. Avevi bisogno di raccontarmi tutto e di sentirmi ridere. Io non avevo piu’ bisogno di dormire, e avevo il terrore di confondermi e mettermi a sognare. Stavo sveglia, a cercare di capire cosa stesse succedendo. Il giorno che ti sei innamorato di me non me ne sono accorta, ho solo smesso di dormire. E’ per questo che sono sicura di essermi innamorata di te una notte.

1 Comment on Dizionario dei Giorni Disperati (dalla R alla V)

  1. mala, questo post è una coltellata, davvero. tu mi leggi dentro, leggi le mie sofferenze, e dai loro una forma che io non sarò mai capace di verbalizzare. grazie.

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