Del comprare dischi e tenerli in mano

Sabato sara’ il Record Store Day e io sto leggendo da tutte le parti storie di dischi comprati e di adolescenze passate ad ascoltare musica e mi sta salendo l’invidia nera. Ora vi dico perche’.

Ho comprato tanti, tantissimi dischi in vita mia. Ma non ho mai provato la fotta* dell’attesa per l’uscita di un disco particolare (come ad esempio racconta l’ottimo Dietnam qui, ottimo Dietnam che detto per inciso dovrebbe rimettersi a scrivere sul blog piu’ spesso). Perche’ io dai 10 ai 25 anni ho comprato solo ed esclusivamente dischi di musica classica, e tanto piu’ l’edizione era vecchia tanto piu’ ero felice e il processo di acquisto di un disco non era basato tanto sull’aspettativa quanto su una specie di ricerca, o di caccia al tesoro. Il che ha contribuito a rendermi quella specie di essere dissociato per cui adesso all’alba dei *coffcoffunanni* sto scoprendo la musica degli anni novanta e mi manca tantissimo il fatto di non aver passato l’adolescenza nei negozi di dischi normali ma da Buscemi.

A Milano c’e’ solo un posto in cui comprare dischi di musica classica, ed e’ Buscemi. Scendi le scale e ripassi tutti gli scaffali che ormai conosci a memoria, fa parte del rituale stare a rovistare per almeno venti minuti prima di rivolgersi al bancone e chiedere. Tendenzialmente da Buscemi non ho mai chiesto un disco, ma dei consigli. “Vorrei questa tal cosa di tizio, cosa mi proponi?” e da sotto il bacone sbucano i cataloghi polverosi, e vengono messe a confronto edizioni e interpretazioni, chiunque si trovi nei paraggi sente il dovere morale di intervenire e dire la sua, ci si schiera in fazioni, si disaminano scuole di interpretazione e problemi di rimasterizzazione, in discussioni che potrebbero durare delle ore e invece vengono messe a freno da un gesto della mano che sta a significare “basta parole, ora ascoltiamo”. E cosi’ si prendono i dischi, li si mette nell’impianto di diffusione, si ascolta, si ridiscute, e alla fine si sceglie tra le congratulazioni di chi sosteneva quella particolare edizione e lo scorno di chi invece la criticava.

Certo, ci vuole del tempo e un po’ anche la voglia di assorbire molte piu’ nozioni e informazioni di quanto a volte si possa desiderare. Ma ogni volta che ho avuto un dubbio o un’idea poco chiara rispetto a cosa acquistare sono andata da Buscemi e sono tornata a casa con piu’ dischi di quanti me ne potessi permettere e ancora piu’ voglia di ascoltarne altri.

Quando invece so per certo cosa voglio vado in quei posti orribili con le luci al neon e Alicia Keys in sottofondo. Ma mi sento sempre un po’ male, ricordandomi di quando sono stata da Ricordi (o forse erano le Messaggerie Musicali, ora Mondadori, o forse addirittura alla Fnac) e ho chiesto al commesso se avessero il Tristano e Isotta di Furtwaengler e quello ha controllato sul computer e mi ha risposto “mi spiace signorina, abbiamo solo quello di Wagner”.

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