Cartellino nr79

Non sapevamo niente.

Ci incontravamo al pomeriggio, appoggiavamo le borse pieni dei libri pesanti dell’universita’ ai davanzali delle vetrine dell’agenzia immobiliare e socchiudevamo gli occhi fumando l’ultima sigaretta prima di entrare.

Ci scambiavamo i trucchi e le case, parlavamo del nostro presente con tutta la profusione di dettagli dovuta al non avere un gran passato da raccontare e la paura nera per il futuro che iniziavamo a immaginarci.

Arrotolavamo le gonne della divisa in vita, perche’ fossero piu’ corte. Un gesto sgarbato al responsabile mentre timbravamo il cartellino proprio sullo scadere del tempo utile.

C’era una rastrelliera di legno appesa al muro, i cartellini erano fogli rosa piegati in quattro con sopra il nostro nome e il nostro numero (io ero il 79 mi pare), le caselline con i giorni e di fianco gli spazi per il timbro dell’ora di entrata e di uscita. Contavamo il numero delle prestazioni del mese, pensavamo agli affitti e alle vetrine.

Poi tornavamo a casa a notte fonda confuse di birra e parole, si faceva un sacco l’amore in quei giorni e in quelle notti.

E la mattina in biblioteca a studiare, e poi di nuovo ci incontravamo al pomeriggio, ci raccontavamo cosa avessimo fatto nelle ultime sedici ore, e alle sette di sera puntuali allo scoccare del minuto timbravamo il cartellino.

Non sapevamo niente.

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