Buoni propositi

Sabato sono andata a fare la spesa. Ho comprato le uova, sapendo che oggi avrei fatto due torte. Poi sono tornata a casa, ho messo via la spesa, ho pulito un po’ in giro, ho cucinato le verdure, ho fatto un pisolino, ho letto. All’ora di cena ho aperto il frigo e mi sono detta “ma sì, insieme alle verdure mi faccio due uova all’occhio”. E così oggi quando ho aperto il frigo e ho fatto la conta degli ingredienti per preparare le torte mi mancavano due uova.

Tutto questo per dire che domani è il mio compleanno. Anzi, fra venti minuti.
Tutto questo per dire che le torte sono in forno, perché sono andata dai miei a farmi prestare le uova mancanti. E lo zucchero.
E che per il mio compleanno voglio per regalo abbastanza grazie da dire alla mia famiglia, che c’è sempre stata e c’è sempre, quando ho bisogno, quando non ho bisogno, quando sono distratta, quando sono io, invece, a non esserci.
E poi per il mio compleanno per regalo voglio anche un po’ più di buone intenzioni, e fa niente se poi alla fine rischiano di non arrivare a una buona conclusione perché mi sono mangiata già le uova.
Però, a questo proposito, vorrei anche per regalo un po’ più di leggerezza. Perché mangiarsi le uova prima non è detto che sia un errore, e di certo non è un errore irrimediabile, e se anche fosse oh, pazienza. Perché fatte all’occhio erano comunque tanto buone.
Poi mi piacerebbe anche avere per regalo un po’ più di allegria, per guardare quelli che se ne vanno con un sorriso e fargli ciao con la mano.
Però, già che siamo in vena di fare una lista lunga, per il mio compleanno vorrei in regalo anche un po’ di muso duro, da tirare fuori quando le cose non mi stanno bene e devono essere cambiate, o quando le persone non mantengono gli impegni, o quando sono maleducate, o quando semplicemente feriscono per cattiveria immotivata o, ancora peggio, per disattenzione.
E poi vorrei, per favore, se posso chiedere ancora una cosa, la stessa delicatezza che avevo prima, quando mi avvicinavo a tutti curiosa e silenziosa come un topolino. La stessa attenzione che avevo prima, quando ascoltavo tutte le persone come se fossero sinfonie. La stessa tenerezza che ho buttato via. Se capisco che non è un spreco, posso riaverla? Se accetto di correre il rischio, posso tornare ad averne così tanta da poterla sciupare?
E poi basta, sono felice così. Con le persone che amo e che mi amano, anche se sono poche, con gli amici a cui voglio bene e che mi vogliono bene, anche se non sono tanti, con il girotondo delle conoscenze che a volte riserva qualche sorpresa, con l’idea di essere ancora in grado di fermarmi a occhi e mani spalancati dicendo “e chi l’avrebbe mai detto” e la voglia di pensare che un giorno sarò grande. Come prima.

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photo credit: phozographer via photopin cc

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