Tempo di imparare

Più riguardo a Tempo di imparareHo letto questo libro grazie a Camilla aka Zeldawasawriter e il suo BookEaterClub: grazie grazie grazie, io probabilmente non lo avrei mai letto altrimenti (anche per il semplice motivo che non esiste in e-book) e invece mi sarei persa una cosa bella.
Non è un libro semplice, e pur essendo molto breve e lieve non è un libro leggero.
Ogni parola è un nodo, chiuso su se stesso, avviluppato, ma necessario a tenere insieme il senso. Ogni frase si allaccia o si slaccia con uno scopo molto preciso ma mai resto brutalmente esplicito. C’è un ritmo in questo libro che ricorda molto il mare, e il mare è un elemento fondamentale in tutta la narrazione. Il movimento delle onde, che anche quando non è rabbioso è comunque inquieto, l’acqua che si spezza sugli scogli, le minuscole pause della risacca. L’acqua che nasconde e culla, piega, forgia, spazza via, custodisce è la madre ma è anche la vita, che allo stesso modo sferza e piega, accoglie e cura. Tutta la vicenda oscilla in questo doppio movimento, distruttore e riparatore, un dialogo imperfetto dove l’interlocutore è muto. Un monologo altrettanto imperfetto, perché la madre deve imparare a separare il figlio da sé, donargli un’esistenza altra, rinunciare alla protezione per lasciarlo germogliare e conquistarsi l’autonomia per vivere.
Un libro sul dolore e sulla celebrazione della vita, sulla tenacia e sulla rassegnazione che si scambiano costantemente di posto, confondendosi l’una nell’altra.
Quattro pallini su cinque.

 

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Tempo di imparare – Copertina rigida

Tempo di imparare – Tascabile

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