Wonderboys

Ho un debole per i libri che abbiano come protagonisti dei personaggi che prenderei volentieri a schiaffoni dalla prima pagina all’ultima. In questo senso Wonderboys è un vero capolavoro. Inoltre ha tutte le caratteristiche che garantiscono il mio immediato innamoramento: immaginate “Una notte da leoni” ambientato però tra scrittori e accademie. Il tema centrale è il fallimento: professionale, artistico, relazionale, amoroso, esistenziale. Amori illegittimi, droghe, amanti, cani morti, guide nella notte senza uno scopo e senza un perché se non quello di sfuggire al male della mezzanotte “che cominciava come una semplice sensazione di distacco dagli altri, una incapacità di “partecipare” non rara in uno scrittore, un senso di invidia e di incolmabile distanza dal resto del mondo, come quella che prova chi si rigira, inquieto, a letto, quando tutti dormono”.
Ecco, l’invidia. Quell’invidia lì per le cose piccine e per le cose grandi, che avvelena tutto. E alla fine avvelena anche me perché non so cosa darei per essere in grado descrivere un personaggio in un modo così semplice e così efficace, due righe che bastano a raccontare un’intera esistenza, come fa Chabon qui:
“Nelle sue fotografie giovanili appariva come una ragazza con lo sguardo ironico e il sorriso drammatico, ma sembrava che nel corso della vita quei due attributi si fossero scambiati di posto”.
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