We don’t even care as restless as we are

Protetti dalle nostre felpe col cappuccio, pioggia vaporizzata che fa odorare la strada di ozono, mani in tasca.
Non potevamo pensare che al futuro, visto che ancora non avevamo inziato a vivere per davvero. Solo tentativi, bozzetti, come le sfide di corsa, imitazioni, allenamento, come rotolarsi facendo la lotta. Prove di forza e brutte copie di approcci amorosi.
Probabilmente non è vero, ma potrei dire che avevamo delle biciclette su cui pedalare veloci, lanciati e aerodinamici verso uno splendido avvenire.
E tutto doveva ancora venire, tutto doveva ancora arrivare. Lo aspettavamo impazienti, come una sfida. Aspettavamo, elettrizzati dalla paura, col mento in alto e gli occhi liquidi. Mi avevi insegnato a far rimbalzare i sassi sulla superficie dell’acqua per ingannare il tempo. Ma era un modo per illuderci di poter ingannare anche le leggi della fisica, perché nonostante la perfetta inclinazione e la velocità adeguata i sassi prima o poi dopo qualche metro finivano comunque a fondo.
E nonostante i tentativi e gli schizzi, i progetti, le prove e gli allenamenti, alla fine il futuro è arrivato anche per noi, molto diverso da quello che avevamo intravisto da sotto i cappucci delle nostre felpe al parchetto.
“Ci pensi mai a quando saremo vecchi?”
Ora lo siamo, rispetto agli standard di allora. Vecchi. Anche se buona parte di quel futuro deve ancora arrivarci addosso, abbiamo abbassato la guardia, abbiamo smesso di aspettarlo.

1 Comment on We don’t even care as restless as we are

  1. E lui (il futuro) è cambiato, aggiungerei.

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