Revival

copertinaREV Piano piano ho intenzione di recuperare tutti i King fondamentali che ho stupidamente trascurato negli anni, però quando ne esce uno nuovo difficilmente resisto al richiamo nonostante il rischio delusione sia sempre dietro l’angolo. In Revival però è ampiamente evitato: il Re è il Re e in questo romanzo c’è tutto. Il New England come anamnesi della provincia americana, il confine labile tra carisma e terrore, gli effetti e le cause della dipendenza, l’ossessione come filo conduttore di ogni crescita e di ogni distruzione. E la musica, il grande amore di King. Ogni suo libro che ho letto fino ad ora ha una colonna sonora ben precisa (e questo mi fa credere che sia così anche in tutti quelli che devo ancora leggere), in Revival finalmente la colonna sonora diventa un vero e proprio personaggio. Nell’arco dei 50 anni su cui si sviluppa la storia possiamo seguire anche 50 anni di evoluzione della musica leggera, con quella capacità sublime che ha King di ricamare nostalgie struggenti, seconda solo al suo talento nell’evocare terrori atavici. E sono proprio questi i tre ingredienti che mi hanno fatto innamorare di lui quando per la prima volta e piena di scetticismo mi sono avvicinata a IT: malinconia struggente e terrore viscerale che ballano abbracciati al ritmo di un lindy-hop. In Revival c’è esattamente lo stesso mix, condensato però in meno pagine, in una storia meno universale e più umana, una misura individuale che fa comunque il suo lavoro alla perfezione.

 

 

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Revival – Copertina rigida

 

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