Questo non è un post sulla politica
In tutti questi anni di blog credo di non aver mai parlato di politica, e me ne guardo bene dall’iniziare proprio questa sera.
Però in questi giorni sono afflitta da una questione che mi sta profondamente amareggiando: non la racconto perché è una storia intrisa di tigna e cavilli e percentuali di iva e normative farlocche che pare siano cambiate quando invece non è cambiato nulla. Colpi di scena con uffici irreperibili per settimane e che improvvisamente invece chiamano di propria sponte, piccoli ricatti, firme riparatorie come se fossero concessioni di favori quando invece servono a insabbiare omissioni e pasticci amministrativi vari: due palle così, per farla breve.
Quello che mi amareggia è l’incapacità ormai diffusa di prendere le proprie responsabilità e ammettere i propri errori. Quello che mi fa veramente sanguinare dentro è la logica del cercare di essere più furbo, di cercare di non farsi accorgere, di intorbidire un po’ le acque per provare a uscirne puliti.
No: dalle acque intorbidite non si può uscire puliti, è chiaro fin dalla metafora.
Mettere in piedi castelli di bugie e omissioni quando sarebbe tanto più semplice dire “abbiamo fatto una cazzata: siamo spiacenti, troviamo insieme il modo di riparare?”.
E quello che mi fa ancora più specie è riscontrare questo atteggiamento in persone che per ruolo e posizione non hanno nulla da perdere né da guadagnare: nulla, se non la dignità di fare il proprio mestiere a modo e, proprio perché chi fa sbaglia, ammettere senza nessuna colpa un errore stupido e banale e trovarne la soluzione.
Invece no. Si scappa dalle proprie responsabilità, si cerca di far passare l’altro per fesso sperando che sia più ignorante o sprovveduto di quello che si possa ragionevolmente credere, si sfugge come anguille sperando di passarla liscia che poi la prossima volta andrà meglio.
La prossima volta non andrà meglio.
Perché ormai questo è diventato l’atteggiamento predominante: fregarsene, svicolare, scaricare le responsabilità e sperare di fregare gli altri per non essere fregati, o prima di essere fregati.
Lombardia cara e bella, operosa, onesta Lombardia. Sputi sul lavoro, che è l’unica cosa che potrebbe riuscirti. Sputi sul lavoro fatto bene, fatto con orgoglio. Avresti tanto bisogno di una brava persona. Anzi: avresti così bisogno di tante brave persone. Ne avresti bisogno proprio perché pare che ormai tu non le sappia più nemmeno riconoscere.
E domani quando Ambrosoli perderà con percentuali schiaccianti e l’ennesimo buffone mentitore e ladro si riempirà la bocca di tante belle parole mentre con le mani si riempie le tasche arraffando di qua e di là, io andrò a parlare con le persone che hanno combinato questo piccolo, minimo, pasticcio. E ci lamenteremo insieme dello stato politico di questa povera regione e di questa povera Italia. E io lo so che queste persone hanno votato come me, e la pensano teoricamente come me. È questo che più mi avvilisce, che mi amareggia profondamente: che nemmeno chi non ha nulla da perdere se non la propria dignità e l’orgoglio del proprio lavoro fatto bene riesce a comportarsi da brava persona. E poi si lamenta di Voldemort e dei suoi tirapiedi. Poi vota una brava persona come Ambrosoli, si lamenta se non viene eletto, ma a iniziare a comportarsi in modo corretto e equo, a diventare da sè una brava persona, non ci pensa neanche.
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