Prima o poi tutto viene a noia

Prima o poi tutto viene a noia.
Non basta la vocazione al martirio, arriva il momento in cui ti fai abbastanza male da non volerne più. Arriva il momento in cui le attese diventano automatiche e sono svuotate dai pensieri a domani, a dopodomani, a sempre.
I gesti diventano meccanici, tessi la tela, disfi la tela, non senti nemmeno più il filo sotto alle dita. Ti addormenti con il dolore che è diventato solo un brusio di sottofondo e ti aiuta ad addormentarti, ti svegli con un fastidio sotto le costole che è il solito pensiero del risveglio e della giornata da affrontare di nuovo, da capo, sempre uguale, uguale a ieri, all’altroieri, a sempre.
Smetti di giustificarti, smetti di sperare, ti impedisci di guardare oltre. Ti annoi, come se fosse un gesto nobile e franco. Smetti di dirti che cambierà. Smetti di immaginarti in un’altra situazione, in un altro momento. Ti accorgi che la noia è una compagna fedele e la proteggi, fai in modo che non si sciupi, che non si infranga. Tenti dei brevissimi diversivi per confermarti di avere ancora il controllo della situazione, sperando di perderlo al più presto. Prima o poi tutto viene a noia. E la noia è bella.
La noia, in fondo, è meglio del resto.

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