post di grande attualità e senza tristezza (quasi)
Premessa: ultimamente mi si accusa di scrivere solo robe tristi e strappacuore. Così, per bastiancontrarismo, oggi vi sottopongo un pezzone di scottante attualità.
Premessa bis: non ho una grande esperienza in merito a quello che sto per scrivere, quindi mi sento assolutamente in diritto di farlo con estrema spocchia e disinvoltura come si usa.
Premessa tris (e poi anche basta): io al momento, come i più attenti di voi sapranno, un lavoro ce l’ho, e pure un lavoro che mi piace. Ma giusto perché sono sempre un passo avanti e per quel bastiancontrarismo di cui sopra mi sono ritrovata a rispondere con i fatti alla simpatica querelle sulla monotonia del posto fisso tanto in voga in questi giorni.
Orbene: oggi sono andata a un colloquio di lavoro.
Non mi sono impegnata particolarmente per ottenerlo, mi sono messa in mano a un’agenzia che si occupa di intrecciare le richieste delle società con i cv che ha sottomano per capire se nella disomogeneità delle mie esperienze si potesse trovare qualcosa di potabile. Circa dieci giorni fa mi ha chiamato il referente dell’agenzia chiedendomi se fossi interessata a questa società che cercava una figura compatibile con il mio pregresso e ovviamente ho acconsentito che inoltrassero il mio cv.
Ieri mi richiama dicendomi che la società voleva fissare un colloquio.
“Perfetto, sono molto contenta. Per quando?”
“Domani alle 18.”
“Ehrm, domani alle 18 ho già un altro impegno. C’è un’alternativa?”
“Certo: dopodomani alle 17.30”
“Ecco, dunque. Dopodomani alle 17.30 ho comunque un altro impegno. Se non ci sono altre date disponibili mi dia dieci minuti che vedo come organizzarmi”
Mi organizzo, arrangio spostamenti improbabili con treni e slitte da neve e puntuale di quella puntualità imparata in terra d’Albione alle 17.50 mi presento nella sede del colloquio.
Loro si presentano come studio legale associato internazionale estremamente fighetto/driven/geghegé, io molto meno cialtrona del solito con capello pettinato, filo di trucco perché siamo efficienti ma non sciatte, pencil skirt e tacco grazie al quale mi sono arpionata per chilometri nei cumuli di neve e ghiaccio riuscendo a portare a casa in qualche modo entrambe le caviglie integre.
Inizia la lunga anticamera. Perché ovviamente io, postulante, attendo posteggiata su un divanetto di similpelle nera a contrasto coi marmi bianchissimi e lucidissimi del pavimento. Attendo. Attendo. Attendo abbastanza a lungo da elaborare una complessa teoria secondo cui in certi posti di lavoro vengono diffuse nell’aria mediante appositi apparecchi, o più probabilmente sfruttando i condotti del condizionamento, delle particolari sostanze che eliminano in chi le respira qualunque traccia di felicità. Dopo cinque minuti ero mediamente annoiata. Dopo dieci stavo scivolando verso la più totale apatia. Allo scadere del quarto d’ora avevo già dimenticato che là fuori esiste un mondo fatto di colori e profumi e musiche ed esperienze meravigliose da scoprire. Dopo venti minuti mi era addirittura passata l’incazzatura derivante dalla constatazione che evidentemente, in quanto erogatori di possibile lavoro, questi legali associati internazionali ritengono che il mio tempo sia decisamente meno prezioso e valevole del proprio, permettendosi dopo avermi imposto un orario ben preciso per cui ho anche spostato precedenti impegni grazie al ridicolo preavviso… permettendosi, dicevo prima di imbracarmi in una frase lunghissima che mi avrebbe fatto perdere il filo… permettendosi, porco il cazzo, un ritardo che a parti inverse sarebbe stato definito inqualificabile.
Ma ormai avevo respirato abbastanza sostanze psicotrope da sentirmi quasi attratta da questa novella Azkaban e ho seguito docilmente il mio interlocutore in una sala riunioni, nutrendo in seno la speranza di esserne io un giorno custode e maestra, di detenerne le chiavi e gli oscuri schemi di assegnazione, del tutto disposta a mettere da parte qualunque pulsione vitale e immolarmi all’idea del posto fisso 9-18, buoni pasto e lexotan compresi.
Il colloquio va benissimo. Ma proprio tipo tanto bene che ehi, stanno cercando proprio una che non solo mi assomiglia un sacco ma che deve fare esattamente quello che ho fatto io quando lavoravo per Il Nemico! Mi chiedono quali fossero esattamente le mie mansioni e il mio ruolo, mi testano sulla conoscenza dell’inglese, mi fanno presente che è molto bello il fatto che io sappia fare molto bene A, B, C e D. E che a loro però servirebbe anche E. E qui scatta il momento WTF.
“Ha domande fa farmi?”
“No, mi sono già confrontata con il referente dell’agenzia che mi ha anticipato che tipo di contratto e spettanze sarebbero stati discussi in seguito in base al candidato che avreste scelto quindi mi sembra prematuro affrontare ora l’argomento, per il resto è stata molto specifica e chiara, non ho altre domande”
“A questo proposito, posso chiederle da quale cifra potrebbe ritenere interessante la nostra proposta economica?”
“Certo, da XX a XX-xx lordi annui”
“Mi sembra una richiesta assolutamente ragionevole e in linea con le sue competenze e l’esperienza maturata nel ruolo. Certo, noi le chiederemmo di svolgere alcune mansioni in più quindi eventualmente questa parte dovremo ridiscuterla”
Presto! Indossare la migliore pokerface a disposizione! Pilota automatico lingua: formulare frase di consenso e comprensione “certo, certo, chiaro, certamente”. Azionamento sollevamento del sopracciglio: disattivato. Ripeto: disattivare alzata di sopracciglio. Forzare manovra di sorriso. Piano d’emergenza anti WTF a regime completo: missione compiuta.
Mentre il mio cervello azionava tutte le procedure necessarie al mantenimento di una postura decorosa, in una parte più profonda di me si dipingeva tutto un presepe di considerazioni in cui il meno cornuto fra tutti era il bue.
Perché? Perché per le mie competenze e l’esperienza maturata se chiedo XX per fare A, B, C, D sono appropriata e ragionevole ma siccome tu mi chiedi di dare A, B, C, D e pure E allora la mia richiesta è troppo alta? Visto che comunque tutto quello che so fare tu mi chiederai di farlo e pure di imparare a fare qualcosina in più, perché ad un aumentare delle mansioni e delle competenze nella tua mente legale associata internazionale corrisponde una diminuzione delle spettanze economiche?
Hai forse tu preventivato un budget estremamente inferiore per cui ritieni di dover assumere qualcuno da formare completamente? Allora perché hai selezionato il mio cv? Hai tu invece necessità di una persona già completamente formata a cui daresti volentieri millemila soldini in più di quelli che daresti a me e quindi non corrispondo al profilo? Ma a questo punto potresti darmi il giusto richiesto per quello che già so fare (richiesta coerente per tua stessa ammissione) e prospettarmi la necessità di un periodo di formazione terminato il quale si può valutare se mantenere lo stesso inquadramento o eventualmente andare incontro ad un miglioramento. O forse vuoi tu una persona già quasi totalmente formata ed esperta da pagare però come se fosse a un primo impiego per quell’unica lacuna da colmare, e che porti in dote magari un intero harem di mogli ubriache e una vasta cantina di botti piene?
Avrò tempo di meditare sull’arcano nell’attesa di sapere se sarò abbastanza fortunata da passare a un secondo colloquio.
Anche se, nella mia modesta opinione da postulante (ammesso e non concesso che possa contare qualcosa o che io possa addirittura avere un’opinione a riguardo), lo studio legale associato internazionale geghegé il primo colloquio non l’ha passato.
PS: so che vi state tutti domandando quale sia la competenza dirimente oggetto di tanto scuorno. Essa è il battere al computer gli appunti e sbobinare registrazioni. E io non lo so mica se. Eh.
Ma non è che con “questa parte dovremo ridiscuterla” intendeva dire “ti daremo di più”? No eh?
ehm… decisamente no 🙂
‘mmazza che brutte ‘ste faccine. prometto che non le farò più!
Morivo dalle risate.
Bisogna bere, in questi casi. Andarci proprio ubriache, ai colloqui. Eh.
anche a me sembra che il senso di “quindi dovremo ridiscutere questa parte” sia “ovviamente le daremo di più”.
ma se così non fosse… r u fucking kidding me?! 😛