Guida intrepida alla (mia) gravidanza

Iniziamo dalle cose importanti: siamo in dolce attesa dell’erede.
Siamo al settimo cielo, o meglio: oscilliamo tra gioia e sbalordimento, stupore e sprazzi di lucidità. Siamo abbastanza frastornati dalla portata del fatto, ci sentiamo emozionati e commossi, terrorizzati a tratti, incoscienti ma fondamentalmente intrepidi.

E ora il racconto di come siamo arrivati fino qui.

Ogni tanto a Massimo vengono delle idee, solitamente quando ha del tempo libero o gli serve un alibi per giocare con delle app nuove. Quindi a febbraio ha deciso che fosse giunta l’ora di esplorare il magico mondo del mercato immobiliare milanese e scaricare un numero incongruo di app per trovare la Casa dei Sogni.
Per un mese ha sfruculiato incessantemente i meandri del web, salvando link, confrontando metrature, inserendo dati in fogli excel condivisi e assegnando parametri di preferenza in base agli asset fondamentali come ubicazione/dimensioni/piano/ascensore/quantità di bagni. Dopo trenta giorni di incessanti ricerche abbiamo deciso di fare il grande passo e iniziare a prendere appuntamento per vedere le Selezionatissime Case Candidate a diventare la nostra Casa dei Sogni.
Dopo due giorni abbiamo visto la prima.
Dopo una settimana abbiamo fatto la proposta.
Dopo due settimane il compromesso.

Dieci giorni dopo ho scoperto di essere incinta. È che nel pensare a tutte quelle case così grandi e belle, piene di camere per “gli ospiti, ma certo, oppure ci fai airbnb” un po’ ci era venuta anche un’altra idea, ma era giusto un’idea. Il fatto è che a quanto pare a noi quando ci vengono le idee poi metterle in pratica è un attimo.

Per fortuna la settimana seguente è anche successo che mi è stato rinnovato il contratto di lavoro, perché (non so se l’ho detto “incoscienti e intrepidi”, ma mi pare di sì) alla fine questo marzo 2016 ci ha regalato un bel filotto di buone notizie.

[pausa tecnica: qui è dove potete interrompere la lettura per realizzare il tutto, prendere il telefono o qualunque altro mezzo che vi possa mettere in contatto diretto con uno qualunque tra Massimo e me, mandarci un messaggio e provare a spiegarcelo perché noi ancora fatichiamo a cubare]

[oltretutto: Harry Potter ha la mia età e un figlio che quest’anno ha già iniziato il suo corso di studi ad Hogwarts]

Un attimo sei lì con un moscow mule in una mano e i riferimenti esistenziali a Harry Potter nell’altra, e un attimo dopo stai cercando di incastrare in agenda appuntamenti con il perito per il mutuo e ecografie ostetriche.

È in quel momento che realizzi che la vita adulta ti ha raggiunto. Dopo una rincorsa partita in sordina alla fine degli anni ’90 e dopo averla seminata grazie a manovre spericolate in curva per tutti gli anni ’00, piano piano, con la costanza dell’ineluttabilità, nel marzo 2016 mi sento tirare la manica della t-shirt a righe: “ciao, scusa il ritardo e il fiatone. Finalmente sono qui: sono il senso di responsabilità. Ci tenevo a incontrarti per fare due chiacchiere”.

Per fortuna a quel punto avevamo già in programma un weekend lungo ad Amsterdam.

Ed esattamente nel momento in cui il mio vicino di posto in aereo mi passava delle mentine mentre Massimo si affannava a estrarre il sacchettino per il vomito dal sedile di fronte mi è apparsa nitida l’immagine della Dowager Countess di Grantham, da qui in avanti eletta fata madrina dell’incintitudine e espediente narrativo per mantenere i toni civili e accettabili.

Perché è vero che di gravidanze online si è scritto e letto tutto: le mommy blogger ci campano da almeno 15 anni e ci hanno costruito sopra un impero, tra ironie, finte ironie e controironie carpiate. Però è anche vero che nessuno ha ancora scritto della MIA gravidanza, e visto che ovunque il mantra ripetuto ossessivamente è “ogni gravidanza è una storia a sé”, ecco: questa è la mia storia. E non è sempre ironica o yeye.

Oh, sì che lo sono invece. I primi tre mesi di gravidanza si configurano come un incubo senza fine di ostacoli, pericoli e terribili cose che possono succedere a te, alla creatura o a chiunque ti stia intorno. Ogni settimana (sapevate che l’incintamento si misura in settimane? che cosa buffa) dura almeno il triplo delle settimane normali. Il tempo tra un controllo e l’altro non passa mai. Non capisci cosa diamine stia succedendo al tuo corpo: da fuori non si vede niente, in compenso ti svegli ogni mattina in hangover pesante senza nemmeno aver goduto delle gioie dell’alcool la sera prima. Ti tolgono il motorino! anche se nel mio caso ho il sospetto fondato che la gravidanza sia stata solo una bieca scusa visto che anche prima, dati i miei trascorsi di incomprensioni con l’asfalto, amici e parenti mi avevano pregato più volte di abbandonare questo mezzo. In ogni caso, ti tolgono il motorino e devi andare in ufficio con i mezzi pubblici, rischiando di vomitare e/o svenire ad ogni curva e nemmeno un cane che ti faccia sedere perché da fuori non si vede veramente niente e anzi, ti senti gli occhi degli altri passeggeri puntati addosso con disprezzo “ma guarda questa debosciata, ubriaca già a quest’ora, sarà una drogata”.
Passi metà del tempo in ufficio in preda al mal di mare davanti allo schermo del computer e l’altra metà in bagno a fare pipì.
Poi una mattina incredibilmente ti svegli e stai bene. Niente nausea, niente giramenti di testa. Una sensazione quasi dimenticata, ci metti un po’ a capire cos’hai ormai abituata al malessere costante che non riesci a puntare il dito su nulla perché, appunto, una mattina ti svegli e all’improvviso non hai niente.
Bene.
Le palle di Fra Giulio, altro che bene. Pianti a dirotto, crisi di panico, dove sono i miei sintomi, ho paura, andiamo al pronto soccorso, non capisco cosa sta succedendo, ho paura di non essere più incinta, ho paura. Perché anche chi non ci è già passato, come invece noi questo inverno, sa che la probabilità che la gravidanza si interrompa nelle prime settimane è molto alta e quindi la preoccupazione è sempre dietro l’angolo. Ogni sintomo o ogni sua scomparsa anche momentanea sono fonti di profondissima angoscia.

Non lo scrivo per essere disfattista, ma davvero: una non capisce per niente cosa stia succedendo al proprio corpo (e pure alla propria mente a dirla tutta: credo che i bambini vengano fatti prendendo manciate di neuroni che vengono trasformate in placenta e quelle cose lì, non si capisce altrimenti questo calo di capacità e concentrazione), cerca online e trova solo unicorni arcobalenanti che “ommioddio vedrai la gravidanza è il periodo più bello della vita di una donna”.
E così una corre anche il rischio di sentirsi un po’ sbagliata.
Per questo serve avere a portata di mano una Dowager Countess, un compagno comprensivo, tanta pazienza e IL LIBRO.
Per l’esattezza, questo libro: Che cosa aspettarsi quando si aspetta” di Heidi Murkoff. Spiega un sacco di cose e per esempio vi risparmia di correre al pronto soccorso pensando di essere vittima di una crisi allergica dagli esiti fatali raccontandovi che è normale, uscendo dalla doccia, trovarsi improvvisamente cosparse di bolle rosse in rilievo e la prossima volta magari di tenere la temperatura dell’acqua più bassa.

In attesa che i benefici ormoni del secondo trimestre operino la loro magia su di me, posso dire che non so come mi sento. C’è di buono però che posso dare la colpa di tutto ai malefici ormoni del primo trimestre (visto quanta ambivalenza in sole tre righe?). Esplosioni di rabbia, di risate e di pianto: tanto nell’arco di 10 minuti qualsiasi manifestazione emotiva estrema viene interrotta dalla necessità di andare a fare la pipì o da un’improvvisa botta di narcolessia. Di certo non è il periodo più sereno della mia vita, e lo metto qui per iscritto prima che gli ultimi neuroni superstiti mi vengano requisiti per essere riciclati in nuovi tessuti di fabbricazione per il bebé e mi facciano negare tutto così come le neomamme negano i dolori del travaglio.
Amica che sei giunta su queste pagine cercando “sono nel primo trimestre e forse sto impazzendo” sappi che stare di merda è normale e giusto. Non sei tu sbagliata, sono loro che non sanno/non ricordano bene.
Procurati un’amica (qui devo ammettere che ci vuole parecchia fortuna, e io ne ho avuta) che sia uno o due mesi più avanti di te e che quindi non abbia ancora rimosso e confrontatevi senza pietà. Come dice la pubblicità delle caramelle: non basta, ma aiuta.

STRALCIO DI CONVERSAZIONE 1 ***con esemplare gravido più avanti di me di cui per ragioni di riservatezza manterremo l’anonimato

“Quanto mi manca il salame. Quanto mi manca il prosciutto”
“E anche le bevute. Sociali. Cioè, uscire, gli aperitivi, gli amici”
“Certo. Anche perché diciamolo: si può bere senza divertirsi, ma l’opposto è impossibile”

STRALCIO DI CONVERSAZIONE 2 ***

“Ma poi figurati, le nostre mamme ci hanno avuto presto, a 20 anni, a 25”
“A 20 anni io potevo stare fuori fino alle 5 del mattino e alle 9 ero fresca e pronta in università a seguire la prima lezione. Ora non reggo nemmeno un cinema infrasettimanale. I tempi di recupero sono diversi, proprio fisicamente, cambia tutto, figurati questo stravolgimento ormonale”
“Ma anche moralmente. A 20 anni cosa ne sai, ti credi invincibile, pensi di saper fare tutto. Noi ormai quanti fallimenti abbiamo già sulle nostre spalle? È chiaro che ci sia una consapevolezza un po’ diversa con delle paranoie un po’ più fondate”

E quindi, tirando le somme, nei prossimi sei mesi ci aspettano un rogito, una ristrutturazione e un trasloco che ci lasceranno sensibilmente più poveri ma con lo spazio necessario per estendere la famiglia e pareggiare il conto tra umani e gatti.
E poi, dopo, chi lo sa.

Almeno con la prova costume per questa estate me la cavo con la giustifica.

 

 

 

 

 

Nell’immagine di copertina uno degli infiniti oggetti di cui già sento non poter fare a meno.

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