Cheltenham e Stratford e le storie che non funzionano
“Buongiorno, avete delle cartoline con le pecore?”
“No, temo di no. Però puoi provare al negozio di fronte al panettiere, sulla via parallela a questa”
“Buongiorno, avete delle cartoline con le pecore?”
“Ah, le avevamo, purtroppo sono finite. Hai già provato al negozio qui dietro? Sì? Allora guarda, se torni sulla strada principale dopo il caffé sempre sulla sinistra c’è un vicolo con un negozio con l’insegna gialla: prova lì”
“Buongiorno, avete delle cartoline con le pecore?”
“Sì, guarda: abbiamo questa, è l’unica con su le pecore. La vuoi?”
“Veramente me ne servono venti”
“Va bene, ne abbiamo venti, te le preparo”
“Oh, grazie mille. Che fortuna averle finalmente trovate”
“No, sei fortunata a avere così tanti amici a cui scrivere”
Non conosciamo mai le ragioni degli altri. Facciamo troppe supposizioni, diamo troppe interpretazioni. Vediamo solo quello che vogliamo vedere, e traiamo le nostre conclusioni.
Non funziona così. Non dovrebbe funzionare così.
Siamo talmente farciti di pregiudizi che anche un gesto strano o sconsiderato viene immediatamente sminuito ai nostri stessi occhi, viene costretto nelle categorie conosciute, ritagliato dove avanza, ricucito dove non combacia, fino a renderlo un gesto strano, sconsiderato e mostruoso. Mostruoso perché privo di una spiegazione valida a render conto di tutte le incongruenze, che sono nate però proprio dal volerlo incasellare secondo le categorie del conosciuto, dell’ovvio.
Basterebbe così poco a chiedere “perché stai facendo questa cosa? perché la fai così?”. Basterebbe avere la curiosità vera di capire, chiedere per arrivare a una spiegazione e non per cercare indizi o prove che avvalorino il nostro pregiudizio. Basterebbe avvicinarsi un po’. Nel quadro generale a volte si perdono i dettagli, e i dettagli sono fondamentali invece per capire.
Cheltenham è una città ostile. Stratford è invece troppo accogliente, nel modo tipicamente ruffiano dei luoghi turistici. In entrambi i posti nessuno si ferma ad ascoltare una storia, tutti pensano di conoscerla già, di averla già sentita, e raccontata meglio. E così nessuno si ferma più nemmeno a raccontare una storia. È scoraggiante pensare a quante storie, quando materiale umano, quanta possibilità di condivisione, quanto potenziale miglioramento nel mondo viene sprecato ogni giorno appena due persone si incrociano per strada e decidono di non avere tempo l’uno per l’altro.
Ho detto alla signora del negozio che le cartoline non erano per i miei amici. Sembrava esserci rimasta male, allora ne ho comprate cinque in più. Mi ha sorriso. Cinque amici almeno li ho. E questa è già una cosa in meno che la signora non sa di me. Mi sembra importante.
Che meraviglia di post