Bath e la pioggia
Non poteva durare per sempre quell’inusuale bel tempo soleggiato e tiepido. Lo sapevo. Eppure questa mattina quando mi sono svegliata con il suono battente della pioggia contro i vetri ho fatto veramente fatica a reprimere la voglia di ficcare la testa sotto il cuscino, riaffondare nel piumone e restare al calduccio a dormire per tutta la giornata.
Invece mi sono alzata, ho ingollato le mie ormai consuete due uova strapazzate con tre fette di pancetta ben abbrustolita e mi sono messa in cammino verso Bath.
All’inizio ero dispiaciuta: visitare una città così bella con un tempo così infame mi sembrava un vero peccato. Invece proprio grazie alla pioggia ho potuto scoprire delle cose di Bath che altrimenti non avrei mai saputo. Sì, perché appena sono scesa dal treno ho cercato riparo sotto un portico per controllare la cartina e capire da che parte dirigermi. E proprio di fronte al portico c’era la fermata di uno di quei bus turistici a due piani, quelli che fanno il giro delle cose interessanti da vedere con anche la guida che dà tutte le spiegazioni. Non è mia abitudine quando faccio la turista essere proprio così tanto turista, ma pioveva davvero forte, e l’autobus era caldo e asciutto, e davvero non avevo nessuna voglia di gironzolare e perdermi quando in un giro di poco più di un’ora avrei potuto individuare tutti i punti interessanti della città per poi tornare ad esplorarli più tardi da sola. E vi ho detto che non avevo l’ombrello? Ecco.
Cose che ho scoperto durante la visita guidata
1. la regina Vittoria, quando ancora non era regina ma solo principessa, era andata a Bath per inaugurare un parco in suo onore. Il giorno dopo la cerimonia uno scrittore del luogo ha detto che era “malvestita e con le caviglie troppo cicciottelle per essere una principessa”. Vittoria giurò di non rimettere mai più piede in quella “orribile città di Bath” per il resto della sua vita, e così fece. Non solo, quando le capitava di doverla attraversare in treno ordinava al capotreno di abbassare gli scuri di tutte le carrozze in modo da non vederla nemmeno di sfuggita.
2. Jane Austen ci ha vissuto diversi anni e ci ha ambientato due romanzi: nonostante questo la schifava tantissimo. In particolare pare che odiasse la pietra chiara con cui sono rivestiti la maggior parte degli edifici e i marciapiedi (pietra di cui date le mie limitate conoscenze della lingua e della geologia non conosco il nome italiano, portate pazienza) perché diceva che riflettesse la luce del sole in modo troppo forte, e che le ferisse gli occhi. ORA. Quale luce del sole, Jane? Ti prego.
5. Tutti gli edifici di Bath da davanti sono bellissimi e magnificenti. Dietro invece sono orrendi. Questo perché è una cittadina nata per le apparenze. Addirittura esisteva una regola per cui nei ricevimenti e negli intrattenimenti la prima fila fosse riservata alle ragazze da marito più carine e sotto i 24 anni, mentre le signorine più bruttine e più vecchie dovevano accomodarsi dietro, insieme alle signore già ammogliate. Una vera e propria città-vetrina.
4. I bagni romani OVVIAMENTE sono stati snobbati dalla guida sempre per quel discorso di maldigestione della dominazione imperiale, poco importa che i bloody romans siano arrivati a costruirgli le terme quando loro stavano ancora sulle palafitte: fondazione romana della città liquidata in cinque parole e poi magnificazione di mille aneddoti e pettegolezzi sulla monarchia – oh so very British. Però ho imparato una cosa superinteressante che adesso vi racconto subito.
Perché ci sono tanti fiumi diversi che si chiamano tutti Avon?
Allora, i romani avevano un po’ questa mania, per organizzarsi bene con l’impero, le strade, gli acquedotti, di dare dei nomi precisi ai punti di riferimento fondamentali del paesaggio, come ad esempio i fiumi. Però insomma, i romani erano anche conquistatori gentili, quindi non è che volevano arrivare e dare loro il nome al fiume, così, a capocchia. Allora il centurione andava dai barbari e gli chiedeva, un po’ in latino e un po’ a gesti “Aho, gentile barbaro, come si chiama un po’ questo fiume?”. Il barbaro però non capiva il latino, vedeva solo il gesto e la domanda, e allora rispondeva al centurione in lingua celtica “Sì sì, quello è un fiume. Si chiama fiume. Noi diciamo così: fiuuu-me”, e fiume in celtico si diceva avon. Allora il romano tutto soddisfatto segnava sul suo taccuino “Fiume Avon”. E adesso in Inghilterra praticamente hanno un sacco di fiumi chiamati fiume.
PS: Purtroppo oggi non ho pregiato materiale iconografico da allegare al post, visto che a causa della pioggia ho fatto pochissime foto. Però è stata una giornata completamente dedicata all’acqua, tra le terme, le sorgenti, la pioggia e le storie sui fiumi di nome fiume.
PPS: Da ora in avanti noterete che le tappe si faranno sempre più distanti e il viaggio procederà, in proporzione, in maniera più spedita. C’è un perché, è legato al libro e alla sua costruzione, ma ho promesso che non ve lo avrei spoilerato quindi niente. Mandatemi però dei pensieri caldi, tipo fatti di pile e piume, perché inizia a fare davvero parecchio freddo.
Certo però anche tu. Andare in Inghilterra senza ombrello.
Buon viaggio!
Mi sono perso il punto 3… Comunque molto interessante: d’ora in avanti rivaluterò i bus a due piani turistici!