La donna dei fiori di carta

phpThumb_generated_thumbnailjpg (7)Il 15 aprile 1912 Otto Feüerstein, un ricco commerciante di tessuti in viaggio per affari, fuma una sigaretta guardando la notte dal ponte di una nave.
Quella nave è il Titanic. Nei racconti dei sopravvissuti al naufragio torna spesso l’immagine di quest’uomo assorto, concentrato sul suo ultimo piacere, mentre intorno si sta consumando una tragedia. Molti di loro ricordano di aver parlato con lui durante il viaggio, di sapere la sua occupazione e la sua provenienza e il motivo che lo portava in viaggio verso il nuovo continente. Quello che però non sapevano è che Otto Feüerstein sul Titanic non ci era mai salito, poiché era morto nel suo letto a Dresda diversi giorni prima che la nave salpasse.

Chi è allora l’uomo che fuma sul Titanic? Chi è Guzman? Chi sono i soldati nelle trincee sul monte Fumo e come si legano tra loro queste storie?

Per rendere felice un uomo basta offrirgli l’opportunità di raccontare.

Ultimamente va molto di moda parlare di storytelling, con teorizzazioni che vanno dal ridicolo all’imbarazzante. Basterebbe prendere in mano questo piccolo libro di Donato Carrisi per avere un compendio perfetto di cosa voglia dire narrare e allo stesso tempo immergersi in una storia è che un meraviglioso canto d’amore all’arte di raccontare storie, quell’unica abilità che insieme al pollice opponibile ci distingue dagli animali.

“Come faccio a sapere se la mia ossessione o la mia passione è quella giusta?” chiese allora al genitore il giovane Guzman. “Perché se la racconti a qualcuno e questi la trova interessante, allora saprai che non hai vissuto invano. Ricorda figliolo: sono le storie a dare sapore alle cose”.

Questo libro è veramente un gioiello, un racconto di storie e di passioni, di ossessioni, di personaggi indimenticabili resi unici dai loro racconti o dalla loro capacità di farsi raccontare bene. Uno di quei libri di cui la cosa più sintetica che mi viene da dire è: se sapessi scrivere vorrei saper scrivere così. Continuo a consigliarlo a tutti e ancora non ho trovato nessuno che non ne sia rimasto incantato. Perché mi sa che Carrisi è un po’ come il suo Guzman, e quando inizi a girare la pagine di questo romanzo è inevitabile fare la fine degli spettatori dei racconti di Guzman:

Potevi accontentarti di essere uno scettico spettatore che per mero orgoglio non ammette di essere rimasto affascinato. Oppure abbandonarti alla storia col cuore di un bambino, entrando così a farne parte. 

 

 

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