Eleanor & Park

Titolo tradotto in modo inspiegabile, quando l’originale “Eleanor & Park” sarebbe andato più che bene: un giorno capirò il perché di queste scelte discutibili. Oltretutto se non avessi visto la copertina originale con il titolo originale (vedi immagine in alto) non mi sarebbe mai venuto in mente di leggere questo libro presentato in questo modo, e attenzione: non perché io non sia il target, visto che adoro la letteratura per ragazzi e la cerco, la bramo, la voglio, ma perché evidentemente per vendere la letteratura per ragazzi bisogna infilarla in una buccia terrificante. Mah.
Tolto questo breve fastidio, il succo. Il succo sono due ragazzini a metà degli anni ’80. Lei ingombrante, goffa e rossa di capelli. Lui minuto, silenzioso amante della musica punk e dei fumetti. In comune: il posto sullo scuolabus. Il succo è tutto qui. E viene raccontato con una precisione millimetrica: non una frase in più, non mezza parola fuori posto. Nei silenzi, nelle assenze, nei piccoli gesti muti di condivisione si crea lo spazio per veder crescere un sentimento sconvolgente e totalizzante. Ma non è solo una storia d’amore. Come tutte le storie quando sono raccontate bene riesce a sfiorare temi molto più grandi: il disagio sociale, l’emancipazione femminile, la povertà, il razzismo, il conformismo. Elementi più grandi delle storia e più grandi dei due protagonisti, che devono ancora imparare come si faccia a diventarlo, grandi. E anche nello stile di scrittura, fatto di togliere e levare più che di rendere esplicito e chiaro, si riscopre quella ritrosia che può essere scambiata per scontrosità degli adolescenti. E ci si ricorda di come un paio di pile possano diventare il più prezioso dei tesori. E di come il futuro possa essere meno spaventoso se si pensa che, tutto sommato, affrontare il futuro significherà essere sopravvissuti a questo presente.
Struggente e pieno di forza, potente e fragilissimo: cinque cassettine su cinque.
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