Una piccola libreria a Parigi

Ho iniziato a leggere “Una piccola libreria a Parigi” attratta dal titolo e dalla copertina un po’ frivoli, pensando di concedermi una lettura svagata e leggera. Invece mi sono trovata improvvisamente immersa in una storia straziante in cui però sono presenti tutte le cose che preferisco al mondo: gatti, libri, personaggi assurdi, un viaggio, l’amore, la ricerca, paesaggi deliziosi e parole usate così bene da creare dei mondi interi. Poi inaspettatamente intorno alla metà del libro è comparso con prepotenza un altro ingrediente fondamentale: il tango. E lì ho capito che questo è uno di quei libri rari in cui qualunque elemento sembra essere stato inserito apposta per me, per tirarmi i fili del cuore e farmelo ballare nel petto come se fosse un burattino.
“Sono il confine buono dell’essere soli”
Ho pianto tanto leggendo questo libro. Ho pianto e desiderato di conoscere ognuno dei personaggi e di poterli abbracciare uno ad uno, bere un bicchiere di vino con loro, in silenzio, guardando l’acqua che scorre nei canali che collegano Parigi al sud della Francia.
E poi alla fine trovare le ricette di quei piatti gustosissimi che i personaggi mangiano e cucinano e condividono, e l’elenco ragionato dei rimedi letterari per tutti i piccoli e medi mali del vivere secondo il protagonista Jean, il farmacista letterario: inaspettato e apprezzatissimo, come la scoperta di questo libro. Ora vorrei solo smettere per un po’ di piangere e trovare prima o poi da qualche parte “La grande enciclopedia dei piccoli sentimenti” a cui Jean sta lavorando.
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photo credit: SaraiRachel via photopin cc
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Una piccola libreria a Parigi – Kindle
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